
O Crux fidelis – Inno all’albero della Vita
Il Messale Romano, al momento dell’Adorazione della Croce, il Venerdì Santo, propone alcuni canti tra i quali i Lamenti del Signore e un Inno antichissimo e bellissimo: O Crux fidelis1. Quest’inno può essere considerato come una mirabile sintesi del mistero di morte e di gloria al centro del Venerdi Santo. Gli occhi di tutti sono rivolti alla croce, fino a quel momento velata sin dalla V Domenica di Quaresima, rendendo presente nell’oggi liturgico le parole di Gesù: “Ed io quando sarò elevato da terra attirerò tutti a me” (Gv 12,32) perché tutti “volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto” (Gv 19,37).

Il Venerdi Santo
Il Venerdì Santo è, per tradizione, uno dei due giorni dell’Anno Liturgico (insieme al Sabato Santo) nel quale la Chiesa non celebra l’Eucaristia. Infatti la celebrazione liturgica vespertina prevista in quel giorno è chiamata azione liturgica. La sua struttura non si può comprendere se non collegandola nell’unico quadro celebrativo previsto dal Triduo Pasquale che comincia con la Messa in Coena Domini del Giovedì, continua con il Venerdì Santo e raggiunge il suo culmine nella celebrazione della solenne Veglia Pasquale. Stiamo infatti parlando di un’unica grande celebrazione del mistero di passione, morte e risurrezione, distribuita in più giorni. Nel giorno centrale, il Venerdì Santo, nel momento centrale della Celebrazione si situa l’ostensione e l’adorazione della Santa Croce. Durante questo momento celebrativo il celebrante svela la croce e la propone all’adorazione dei fedeli. (cfr. Messale Romano) Proprio in tale momento il Messale Romano propone l’inno “O Crux fidelis”.

Origine testo e struttura
L’inno “O Crux fidelis” è stato composto da Venanzio Fortunato (530-609) presumibilmente nel 570 d.C. per l’occasione della consegna di una reliquia della Croce alla regina Radegunda, della quale Venanzio era segretario. Dopo la riforma liturgica del Concilio Vaticano II essa ha anche altri utilizzi, oltre il Venerdi Santo. L’inno “O Crux fidelis” è infatti previsto, in varie forme, nella Liturgia delle Ore durante la Settimana Santa e nelle feste della Croce.
Cercheremo di riflettere su quest’inno avendo come riferimento il testo italiano proposto nella III Edizione del Messale Romano richiamando, solo laddove necessario, l’originale latino.
L’inno è composto da una forma responsoriale nel quale, all’inizio, viene proposto un testo ampliato che poi sarà ripetuto, dopo ognuna delle 9 strofe (che in questo caso chiameremo stanza), alternando le due parti di cui è composto.
O Croce fedele e gloriosa
Messale Romano III Edizione – Venerdi Santo
o albero nobile e santo,
un altro non v’è nella selva,
di rami e di fronde a te uguale:
tu sei il dolce legno che porta
appeso il Signore del mondo.
Esalti ogni lingua nel canto
lo scontro e la grande vittoria,
e sopra il trofeo della Croce
proclami quel grande trionfo,
poichè il redentore del mondo
fu ucciso e ha vinto la morte.
O Croce fedele e gloriosa …
Pietoso il Signore rivolse
lo sguardo al peccato di Adamo:
quando egli del frutto proibito
gustò e la morte lo colse,
un albero scelse a rimedio
del male dell’albero antico.
Tu sei il dolce legno…
La nostra salvezza doveva
venire nel corso dei tempi,
doveva divina sapienza
domare l’antico nemico,
e trarci a salvezza là dove
a noi era giunto l’inganno.
O Croce fedele e gloriosa…
E quando il momento fu giunto
del tempo fissato da Dio,
ci venne mandato dal Padre
il Figlio, creatore del mondo;
tra gli uomini venne, incarnato
nel grembo di Vergine Madre.
Tu sei il dolce legno che porta…
Vagisce il Bambino, adagiato
in umile, misera stalla;
la Vergine Madre ravvolge
e copre le piccole membra,
ne cinge le mani e i piedi,
legati con candida fascia.
O Croce fedele e gloriosa…
Compiuti trent’anni e conclusa
la vita terrena, il Signore
offriva se stesso alla morte
per noi, redentore del mondo;
in croce l’Agnello è innalzato,
e viene immolato per tutti.
Tu sei il dolce legno che porta…
Ed ecco l’aceto e il fiele,
gli sputi, la lancia e i chiodi;
il corpo del Giusto è trafitto
e l’acqua fluisce col sangue,
torrente che lava la terra,
il mare e il cielo e il mondo.
O Croce fedele e gloriosa…
O albero, piega i tuoi rami,
distendi le rigide fibre,
s’allenti quel legno che duro
in te la natura ha creato;
accogli su un morbido tronco
le membra del Cristo Signore.
Tu sei il dolce legno che porta…
Tu solo sei l’albero degno
di reggere il nostro riscatto;
per te è preparato un rifugio,
un’arca che porta salvezza
al mondo, nel sangue che sgorga
dal Corpo del Cristo immolato.
O Croce fedele e gloriosa…
Al Padre e al Figlio sia gloria,
e gloria allo Spirito Santo:
eterna la lode s’innalzi
all’Unico e Trino Signore
che il mondo ha creato e redento
e tutti noi salva per grazia. Amen.
Per comprendere il significato profondo dell’Inno “O Crux fidelis” è interessante osservare la sua collocazione all’interno del Messale. Esso si colloca, al Venerdi Santo, nel momento dell’Adorazione della Santa Croce. Viene quindi svolta una adorazione: tuttavia l’adorazione è dovuta solo a Dio, come sappiamo. Allora perchè viene chiesto all’assemblea di adorare una croce, strumento di morte e di tortura? La risposta, lampante ci è data proprio nell’ultimo verso del ritornello “Tu sei il dolce legno che porta appeso il Signore del mondo”.
Adoriamo la croce perchè su di essa, e attraverso di essa, il Signore ci ha salvati e ci ha redenti. Come dice un altro inno della Settimana Santa, il Vexilla Regis, la croce è talamo, trono ed altare al corpo di Cristo Signore. Adoriamo la croce perchè, portando il corpo di Cristo, è diventata fonte di vita, di speranza e di vittoria.
Il dolce legno
La croce viene qui presentata come dolce legno, un legno che viene da un albero nobile, santo unico tra tutti quelli della foresta. Come può essere dolce un legno che serve per costruire uno strumento di morte?
Secondo un’antica leggenda, il legno della croce era tratto dall’albero del Paradiso Terrestre che aveva prodotto il frutto del peccato originale. Dopo la morte di Adamo, il figlio Seth prese un ramo di quell’albero e lo piantò sulla tomba del padre che si trovava sul Golgota.2
Leggenda ovviamente simbolica ma che richiama allo strettissimo rapporto tra l’episodio del peccato originale, dove c’è l’albero della vita, e la morte di croce di Cristo. Attraverso un albero il peccato entrò nel mondo con la disobbedienza di Adamo, ora, in Cristo nuovo Adamo, appeso sull’albero della croce, è venuta la salvezza. Come ci dice Paolo, “dove abbondò il peccato sovrabbondò la grazia“3 tanto da poter arrivare a dire, “felice colpa che meritò un così grande rendentore”4. Ecco che l’amaro legno di morte e di condanna ora è divenuto dolce legno di vita e di perdono. Quanto appena esposto è mirabilmente condensato nella seconda stanza dell’Inno:
Pietoso il Signore rivolse
lo sguardo al peccato di Adamo:
quando egli del frutto proibito
gustò e la morte lo colse,
un albero scelse a rimedio
del male dell’albero antico.
Pange lingua del mistero pasquale
La prima stanza dell’inno inizia con il famoso incipit “Pange lingua” dal quale ha attinto anche Tommaso d’Aquino per la composizione del famoso inno eucaristico.
Esalti ogni lingua nel canto
lo scontro e la grande vittoria,
e sopra il trofeo della Croce
proclami quel grande trionfo,
poichè il redentore del mondo
fu ucciso e ha vinto la morte.
Eppure qui la lingua di ogni fedele viene esortata a raccontare ed esaltare l’intero mistero pasquale, il grande scontro tra il bene e il male e tra la morte la vita. Come non pensare subito alle parole della sequenza “Victimae Paschali Laudes” del mattino di Pasqua che narra come la vita e la morte si sono affrontate in un prodigioso duello.5 Il trionfo della vita si è consumato proprio sulla croce che è divenuta trofeo di vittoria . Possiamo anche qui leggere un richiamo al Prefazio di Pasqua I, del Messale, (morendo distrusse la morte). Quanto espresso finora ci fa riflettere come l’inno o Crux fidelis richiami, da subito, la risurrezione e la luce del sepolcro vuoto! Questo nel pieno del Venerdi Santo che non è mai, quindi, un giorno di tristezza o di pianto, ma celebrazione, profonda, raccolta, unita alle sofferenze di Cristo, oggi presenti in quelle del mondo intero, della vita che vince la morte. Cristo ha già vinto, una volta per sempre. A noi coltivare e rendere presente questa ferma certezza!
Il mistero pasquale opera della Santissima Trinità
Le successive stanza dell’Inno richiamano i vari momenti della vita di Gesù partendo dall’Incarnazione per arrivare alla Passione. Un accento particolare è interessante porre su come, anche in quest’inno, risalti chiaramente il legame strettissimo tra il mistero del Natale e la Pasqua del Signore.
Vagisce il Bambino, adagiato
in umile, misera stalla;
la Vergine Madre ravvolge
e copre le piccole membra,
ne cinge le mani e i piedi,
legati con candida fascia.
Anche Sant’Alfonso, nel suo celebre Tu scendi dalle Stelle, probabilmente ispirato da quest’inno, pone in parallelo gli stenti del neonato di Betlemme alle sofferenze della Croce. Si pone la domanda centrale che ha attanagliato ogni credente e schiere di teologi: “Perchè tanto patir?”. La risposta non può che essere una sola: per amore! Amore per me e per ogni uomo.

La narrazione della vita di Gesù, si chiude, con una grande lode, che mai deve essere omessa, alla Santissima Trinità:
Al Padre e al Figlio sia gloria,
e gloria allo Spirito Santo:
eterna la lode s’innalzi
all’Unico e Trino Signore
che il mondo ha creato e redento
e tutti noi salva per grazia. Amen.
La croce, da segno di morte, diventa, nel gesto che facciamo ogni giorno unendolo alle parole “Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”, ricordo perenne dell’opera di salvezza e di amore del Padre, del Figlio dello Spirito uniti in unico ed eterno amore.
- Messale Romano III Edizione pag. 160 ↩︎
- https://lasacramusica.blogspot.com/2014/04/crux-fidelis-inno-gregoriano.html ↩︎
- Cfr. Rm 5,20 ↩︎
- Preconio pasquale – Messale Romano III Edizione ↩︎
- Cfr. Sequenza “Victimae Paschali laudes” ↩︎