
L’inno O Redemptor sume carmen: chiave della Messa Crismale
La mattina del Giovedi Santo (o in un giorno in prossimità della Pasqua, laddove motivi pastorali lo consigliano) le nostre comunità e le diocesi di tutta la Chiesa, partecipano e vivono la Messa Crismale. Questa celebrazione, a molti fedeli quasi sconosciuta o lontana, a volte “pubblicizzata” solo verso i prossimi cresimandi dell’anno, ha sempre presentato aspetti problematici circa la sua struttura e la sua comprensione. La Messa Crismale è invece una particolare epifania e manifestazione della Chiesa, mediante l’unità del popolo sacerdotale di Dio intorno al suo pastore, ovvero il Vescovo che, nella sua Cattedrale, è chiamato a presiedere tale celebrazione, benedicendo l’olio del Crisma, dei Catecumeni e degli Infermi. L’inno antichissimo “O Redemptor sume carmen”, cantato durante la processione degli oll all’altare, offre una chiave e una sintesi mirabile per entrare nello spirito e nel significato della Messa Crismale.

La Messa Crismale: celebrazione del popolo sacerdotale
La Messa Crismale è stata molte volte bollata come “la messa dei preti” a causa della presenza, dopo l’omelia, del rinnovo delle promesse sacerdotali da parte dei saceerdoti. Possiamo invece dire, semplificando, che il centro di questa celebrazione può essere rintracciato nel sacerdozio di Cristo che, a partire dalla sua unzione messianica, ha fatto della sua vita un’offerta e un sacrificio al Padre. Da questo deriva sia il sacerdozio ministeriale (quello dei ministri ordinati) che quello comune, ovvero di tutti noi che, con il Battesimo diveniamo Re, Sacerdoti e Profeti. Per questo la Messa Crismale è la messa, potremmo dire, di tutto il Popolo di Dio, popolo regale e sacerdotale.
Il Signore mi ha consacrato con l’unzione
La centralità di questa consacrazione e di questo sacerdozio è già espressa nella Liturgia della Parola che insiste sul tema dell’unzione. Nella prima Lettura si richiamano le parole di Isaia “Il Signore mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri e a dare loro un olio di letizia.” riproposte, poi, nell’episodio di Gesù nella sinagoga di Nazareth dove Egli stesso si identifica come l’Unto, Colui nel quale le parole dell’Antico Testamento trovano compimento.
Una mirabile sintesi del mistero celebrato in questa Messa è rintracciabile anche nel Prefazio proprio della celebrazione:
Con l’unzione dello Spirito Santo
Prefazio Proprio della Messa Crismale – Messale Romano III Edizione
hai costituito il tuo Figlio unigenito
mediatore della nuova ed eterna alleanza,
e con disegno mirabile
hai voluto che il suo unico sacerdozio
fosse perpetuato nella Chiesa.
Egli comunica il sacerdozio regale
a tutto il popolo dei redenti.
Nel suo amore per i fratelli
sceglie alcuni che, mediante l’imposizione delle mani,
rende partecipi del suo ministero di salvezza,
perché rinnovino nel suo nome il sacrificio redentore
e preparino ai tuoi figli il convito pasquale.
Servi premurosi del tuo popolo,
lo nutrano con la Parola
e lo santifichino con i sacramenti;
donando la vita per te e per la salvezza dei fratelli,
si conformino all’immagine di Cristo,
e ti rendano sempre testimonianza di fede e di amore.
Momento liturgico dell’inno
l momento tuttavia più suggestivo è sicuramente il rito della benedizione degli oli santi, ovvero Olio del Crisma, dei Catecumeni e degli Infermi, da parte del Vescovo. Questi oli verrano poi utilizzati nei sacramenti del Battesimo, della Cresima, dell’Ordine Sacro e dell’Unzione degli Infermi, segni visibili della grazia e della salvezza operata da Cristo. Per accompagnare la processione degli oli santi all’altare il Pontificale Romano prescrive il canto dell’inno “O Redemptor sume carmen“. Le rubriche ne prescrivono il canto anche quando gli oli vengono riportati in sacrestia. Riflettendo su questo canto, antichissimo, emergeranno alcuni spunti di riflessione che ci consentiranno di entrare più profondamente nello spirito della Messa Crismale.
Origine, autore, struttura
L’inno “O redemptor sume carmen” compare per la prima volta in un libro liturgico del X secolo (il Pontificare romano-germanico) per poi entrare a far parte della liturgia romana nel XII secolo all’interno del Pontificale Romano.
Sconosciute sono in realtà le notizie sull’autore del testo. Alcuni studi lo avevano attribuito a Venanzio Fortunato ma, ricerche recenti, ne hanno smentito la paternità.
La struttura dell’inno è composta da 8 strofe con una ritornello ripetuto come responsorio. Qui occorre, in maniera preliminare, evidenziare come la versione attuale sia composta da solo 6 strofe in quanto, la riforma del Concilio Vaticano, ne ha rimosso due.
Il testo dell’inno “O Redemptor sume carmen”
Riportiamo, innanzitutto, di seguito il testo dell’inno contenuto nell’edizione attuale del Pontificale Romano:
R/ O Redemptor, sume carmen temet concinentium
Dal Pontificale Romano
Arbor feta alma luce
hoc sacrandum protulit
fert hoc prona praesens
turba salvatori saeculi. R/
Consecrare tu dignare,
rex perennis patriae,
hoc olivum, signum vivum
jura contra demonum. R/
Ut novetur sexus omnis
unctione chrismatis,
et medetur sauciata
dignitatis gloria. R/
Lota mente sacro fonte
aufugantur crimina,
uncta fronte sacrosancta
inluunt charismata. R/
Corde natus ex Parentis
alvum implens Virginis,
praesta lucem, claudem mortem
chrismatis consortibus. R/
Si haec dies festa nobis
saeculorum saeculis,
sit sacrata digna laude,
nec senescat tempore. R/
Aggiungiamo, inoltre, una traduzione conoscitiva in italiano
R/ O Redentore, ascolta il canto dei fedeli che inneggiano a te.
L’ulivo, reso fecondo dal sole luminoso,
ha prodotto questo olio che ora viene consacrato;
e il popolo, adorante,
lo offre al Salvatore del mondo.
Re dell’eterna patria,
consacra tu stesso quest’olio,
simbolo vigoroso di vita
contro gli assalti del demonio.
L’unzione del crisma
rinnovi gli uomini tutti,
e la loro dignità ferita
ritorni all’antico splendore.
Il lavacro del Battesimo
cancella tutti i peccati;
l’unzione del crisma sulla fronte
fa scendere i doni dello Spirito.
Tu che sei nato dal cuore del Padre,
e sei disceso nel grembo della Vergine,
strappa alla morte e rivesti di luce
chi riceve l’unzione del crisma.
Sia questo per noi un giorno di festa
che duri nei secoli eterni,
giorno santo e glorioso,
che mai conosca tramonto.
Inno a Cristo, sommo sacerdote
L’inno è rivolto a Gesù Cristo, invocato come Redentore, al quale il popolo regale e sacerdotale, che Egli si è scelto, presenta umilmente, davanti all’altare, esso stesso simbolo di Cristo, gli oli affinchè vengano benedetti. La presentazione degli oli a Cristo, a ben pensarci, è resa presente quasi plasticamente nella celebrazione, dal Vescovo che stando all’altare e accogliendo gli oli è segno di Cristo, sommo sacerdote del suo popolo, che accoglie i doni che quest’ultimo umilmente gli presenta. Sarà proprio lui, con la pienezza e la grazia del sacerdozio a benedire gli oli.
Temi principali dell’inno
Signum vivum
L’inno inizia ricordando l’origine dell’olio, elemento naturale, dono di Dio che a Lui stesso viene, dagli uomini offerto, affinchè diventi ancora strumento di salvezza.
Al Signore, Re dell’eterna patria, viene chiesto di consacrare quest’olio (in questo caso il crisma) affinchè diventi simbolo vigoroso di vita (signum vivum) contro gli assalti del demonio.
E’ interessante notare come lo stesso termine si ritrovi nella sequenza Lauda Sion del Corpus Domini, scritta da Tommaso d’Aquino, in relazione al pane eucaristico. L’olio in questo caso diventa forza di vita negli assalti e nelle battaglie contro il male. Esso, ancora, lo ricordiamo, in particolare la sua unzione, è simbolo dello Spirito Santo, datore di vita con i suoi sette doni.
Il crisma rinnova e rigenera la vita degli uomini, sanando le ferite del peccato e dei dolori e delle tristezze che esso ha provocato nelle loro vite. Attraverso l’unzione con il crisma viene ristabilità l’originaria dignità di Figli di Dio, perduta con il peccato.
Vita nuova nei sacramenti dell’Iniziazione Cristiana
Quest’immagine, meravigliosa, viene chiarita nella strofa successiva dove l’olio viene visto negli effetti che provocano i primi due sacramenti dell’Iniziazione Cristiana: il Battesiamo, nel cui lavacro tutti i peccati vengono cancellati e la Confermazione che, con l’unzione dona il sigillo dello Spirito Santo, inserendo a pieno titolo il fedele nella missione della Chiesa.
“O Redemptor sume carmen” si conclude con una invocazione a Cristo, dove ricordando il mistero dell’Incarnazione e della kenosi del Verbo, affinchè egli ci salvi dalla morte e ci rivesta di luce, proprio attraverso l’unzione del crisma. L’intero inno viene cantato e richiama in un momento storico preciso: nell’oggi della salvezza, nel giorno di festa che non conosce tramonto (haec dies festa nobis).
Sintesi della grazia sacramentale
Attraverso l’inno “O Redemptor sume carmen“, la liturgia ci immerge nel mistero della grazia sacramentale che, per mezzo di segni visibili, in questo caso l’olio, ci introduce nel mistero della salvezza operata da Cristo, sommo sacerdote del suo popolo. La messa Crismale, lungi quindi dall’essere la festa dei preti o una messa riservata a pochi intimi, è proclamazione di speranza, gioia e salvezza dell’intero popolo di Dio e di ciascuno. Una salvezza che mai potremo meritare, guadagnarci o pretendere, ma solo invocare ed accogliere come dono immenso che il nostro Redentore, Salvatore, Re dell’Eterna patria, ci darà e ci manifesterà proprio nel mistero della Passione, Morte e Risurrezione che subito dopo questa celebrazione rivivremo nel Triduo Pasquale. O redemptor sume carmen, temet concinentium!
Concludiamo, proponendo l’ascolto dell’esecuzione gregoriana dell’Inno “O redemptor sume carmen” commentandolo con le parole dell’orazione finale ai Vespri del Venerdi della IV Settimana di Quaresima “O Dio, che nei tuoi sacramenti hai posto il rimedio alla nostra debolezza, fa’ che accogliamo con gioia i frutti della redenzione e li manifestiamo nel rinnovamento della vita. Per il nostro Signore.”